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Il futuro della cultura? Ripartire dalla nona arte.

Il futuro della cultura

ll Belpaese è da sempre, legittimamente, considerato uno dei più grandi esponenti del mondo della cultura. La nostra arte è conosciuta in ogni angolo del mondo e viene studiata nelle scuole di ogni ordine e grado. Il turismo culturale è tra le nostre principali fonti di reddito (6% del PIL). È per questo che andrebbe valorizzato con leggi ad hoc snellendo ogni sorta di burocrazia che schiavizza il settore tutto. Il mondo dell’arte è diviso però da una stretta linea di confine, idealizzata da alcuni addetti ai lavori e valorizzata da altrettanti artisti: insuperabile. Invalicabile.

La nona arte (il “fumetto”) è infatti in Italia considerata un’arte minore da chi di arte vive e da gran parte di noi: essa viene etichettata come uno strumento di bassa lega, a stretto uso e consumo di un pubblico infantile. Cosa che ad esempio non accade in Francia in cui l’industria delle graphic novel è da sempre in continuo fermento. Ultimamente si è registrato un piccolo grande cambio di rotta grazie anche ai cinecomic Marvel e DC che hanno sdoganato l’arte del fumetto anche al resto del mondo che non era legato a doppio filo alla cultura pop. L’industria del fumetto può dunque divenire, al pari di quella dell’arte canonica, un importante volano per risalire la china in questo periodo nefasto. Basti pensare a editori, addetti ai lavori, espositori, librerie specializzate e soprattutto famiglie intere che si mobilitano ciclicamente per ritrovarsi in fiere dedicate alla nona arte in tutta Italia.

Mentre la maggior parte delle edicole divenute, dagli anni novanta ad oggi, dei bazar lanciano un allarme chiusura, le librerie specializzate tentano di riunirsi in collettivi e di raggrupparsi per fare gioco di squadra. Gli editori in un periodo di stasi, salvo rare eccezioni, per contro, si limitano a lanciare sul mercato ristampe su ristampe. Eppure… Eppure l’arte antica, moderna e contemporanea non hanno nulla a che invidiare al mondo dei Comics in cui dettiamo legge anche oltreoceano (chi non conosce Diabolik, Tex, Dylan Dog o Corto Maltese, fenomeni esportati in ogni porzione del pianeta?). Insomma la nostra cultura e la nostra storia è importante anche nella nona arte che può davvero diventare con l’impegno di tutti, editori, media, addetti ai lavori e soprattutto lettori, un nuovo settore che al pari di hotellerie e industria alimentare può aiutarci a ripartire. Ma soprattutto a diffondere cultura e sapere (basti pensare alle famose graphic novel, romanzi grafici a tutti gli effetti con un’importante contenuto veicolato grazie alle immagini).

Esattamente come il cinema, mezzo di comunicazione completo che ingloba audio, video e scrittura, il fumetto ha un forte impatto sul lettore che recepisce attraverso un mix di immagini, colori e testo, più facilmente e in maniera più accattivante le informazioni ivi racchiuse. Come sosteneva, giustamente, Umberto Eco, a cui si deve la connotazione delle nuvole parlanti come genere che “rientra in quel gruppo di strumenti comunicativi di cui fanno parte i media più diffusi come la radio, la televisione e i giornali”. Come abbiamo detto, i nostri trascorsi sono più che significativi anche in questa arte ma anche il presente promette bene: giovani talenti made in Italy diplomati nelle scuole del fumetto o nelle nostre università si affermano pubblicando online o all’estero e firmando contratti di esclusiva con importanti case editrici statunitensi ed europee quasi ogni giorno.

Questo non può che farci onore ma deve farci anche riflettere e deve essere uno spunto per prendere adeguate contromisure: la fuga dei cervelli abbraccia pressoché ogni campo professionale ed è preoccupante. Dunque è tutta la macchina – editoria, artisti, scrittori e Istituzioni – che, oliata, deve raggiungere l’obiettivo: quello di tornare ai fasti di un tempo in cui i nostri eroi e antieroi di carta dettavano legge nel panorama internazionale dei comics, conquistando il piccolo e il grande schermo così come generazioni dopo generazioni di lettori. Lettori che hanno amato, sofferto, pianto, gioito, vissuto assieme ai beniamini a colori o in bianco e nero, storie magiche e senza tempo. L’industria della cultura deve ripartire perché è il punto fermo della nostra civiltà. Il “fumetto” può – deve! – essere parte integrante di questa rinascita. Lo dobbiamo a noi stessi.

Stefano Labbia.