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Cinema

Il venerabile W – recensione

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“Il Venerabile W.” rappresenta senza ombra di dubbio una porta spalancata su un mondo, una religione, un credo che, da una parte affascina per i suoi sistemi di pensiero, tecniche e pratiche spirituali, ma che dall’altra inquieta per i suoi aspetti estremamente contraddittori con la filosofia di cui si fa portavoce. Parliamo del Buddhismo e di una figura assolutamente rappresentativa per quella che si può definire una vera e propria IDEOLOGIA: il monaco buddhista Wirathu. Il regista, Barbet Schroeder , decide di incontrarlo nel cuore della Birmania, a Mandalay, e attraverso una profonda intervista ripercorre la sua vita e le sue scelte che lo hanno portato ad essere un personaggio influente, rispettato e temuto. Ex prigioniero politico, Wirathu spaventato dall’improvvisa crescita demografica dei musulmani diventa il loro inarrestabile persecutore boicottando i loro prodotti e servizi e impedendo attraverso una petizione matrimoni tra musulmani e donne buddiste.

Le sue parole raccolgono numerosi consensi considerandolo un eroe che lotta per fermare l’avanzata dell’Islam, ma al tempo stesso seminano odio e terrore. Li descrive come una razza che mangia i suoi simili e nei suoi sermoni esorta alla violenza e all’eliminazione di questi “nemici” con lo scopo di proteggere e custodire il paese e le sue regole. I suoi principi diventano il manifesto del movimento da lui fondato il “969” la cui numerologia richiama alle virtù del Buddha, e ai suoi insegnamenti. Come una celebrità si serve dei social network per espandere la sua “dottrina” ; la sua ascesa porterà alla distruzione di interi quartieri musulmani ed un notevole numero di morti per opera degli stessi monaci nazionalisti. Può essere considerato a tutti gli effetti un docu-film fatto di riprese girate durante le rivolte, l’alternarsi di vari personaggi vicini a Wirathu e giornalisti e scrittori che hanno seguito da molto vicino l’attualità birmana. In molte parti della pellicola si sentono canzoni gioiose le cui parole a tratti spietate seguono il filo conduttore del pensiero del movimento buddhista estremista, in contrasto in altre scene invece il Metta Sutta canti recitativi del Buddhismo Theravada, più moderato e antico movimento. Barbet Schroeder, regista e produttore cinematografico francese nel 1991 è stato candidato all’Oscar come miglior regista de “Il mistero Von Bulow” dopo una serie di vari successi cinematografici anche in veste di attore.

In questo suo ultimo lavoro riafferma la sua idea di cinema come arte drammatica sia esso documentario o altro e dice: “L’odio genera altro odio, solo l’amore salverà il mondo”. L’immagine di Wirathu è un ritratto già visto: richiama allo spettatore personaggi che con il loro “credo” si sono identificati in maniera esasperata senza nessuna tolleranza per chi avesse avuto idee diverse seducendo migliaia di persone a combattere per quel credo.

 

Angela D’Ambrosio.

 

Scheda tecnica:

DATA USCITA : 21 Marzo 2019

GENERE : Documentario

ANNO : 2019

REGIA: Barbet Schroeder

DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA : Victoria Clay Mendoza

MONTAGGIO : Nelly Quettier

MUSICA : Jorge Arriagada

PAESE: Svizzera, Francia

DISTRIBUZIONE: Satine Film

SCENEGGIATURA: Barbet Schroeder

FOTOGRAFIA: Victoria Clay-Mendoza

MONTAGGIO: Nelly Quettier

MUSICHE: Jorge Arriagada

PRODUZIONE: Les Films du Losange, Bande a Part Films, Arte France Cinéma, Margaret Menegoz, Lionel Baier

DURATA : 140 minuti

Trailer:

Voto: 8