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Cinema

Le Verità – recensione

 

Renoir diceva che l’irregolarità è la base di tutte le arti.

Questo è di sicuro un film irregolare. Irregolare è il gioco tra vero e falso, tra detto e non detto.

La verità non è unica per definizione, è irregolare appunto, e di conseguenza, per essere scovata, deve necessariamente attraversare i vissuti dei singoli.

Nel film, le verità comunicano tra loro in dimensioni temporali diverse. L’unico ostacolo alla comunicazione sembra essere incarnato nella personalità della protagonista che vive una tensione interiore che sembra occupare tacitamente sia la vita privata che quella professionale. Non sembra però sentire la differenza tra giusto e sbagliato e forse è proprio tale mancanza che le impedisce di considerare le conseguenze che i suoi comportamenti hanno sulle persone intorno a lei.

Tutto è occultato da una dura corazza, costruita nel tempo, che ha la funzione di coprire le paure, gli errori e le gelosie di un’attrice e di una madre: una donna che riesce ad esprimere i suoi sentimenti solo attraverso la recitazione, quasi fosse uno spreco utilizzarli nella di tutti i giorni.

“Le Verità” narra di un burrascoso rapporto tra una madre e attrice, Fabienne (Catherine Deneuve) e una figlia, Lumir (Juliette Binoche), che pur sognando di seguire le sue stesse orme decide di dedicarsi alla sceneggiatura.

Il simbolo dell’incontro è la grande casa di famiglia. “una casa che sembra un castello, ma che nasconde una prigione”. Le due si ritrovano in occasione della pubblicazione di un libro autobiografico in cui Fabienne ripercorre la sua carriera intrecciandola alla sua vita privata. Durante la lettura che Lumir fa del libro si aprono finestre sul passato della famiglia che rimangono confuse: le verità si intravedono, si intuiscono, ma non sono chiare. sono celate, omesse o/e non viste.

Fabienne è anche impegnata sul set in una parte in cui i ruoli madre/figlia sono confusi, una storia particolare in cui il corpo e il tempo sono messi a dura prova. Si viene a creare un’irregolarità armonica tra ambiguità dei ruoli e allusioni personali, porta ad una sospensione temporale che evoca ricordi e domande.

E’ un evidente parallelismo tra la Fabienne madre e la Fabienne attrice.Interpretare questo ruolo le evoca varie riflessioni sui gravi errori commessi in passato e l’incapacità di affrontarli nel presente. Dietro la scelta di interpretare proprio quel personaggio sembrano esserci motivazioni che vanno ben oltre la carriera.

Questo film, tuttavia, non è solo un confronto tra due modi di essere donna e madre, non interessa solo due generazioni, si porta dietro il passato e guarda avanti al futuro.

I padri o, in generale, i ruoli maschili sono marginali. Sembrano vivere in funzione delle donne che hanno accanto, più fragili e insicuri, ma sempre presenti, quasi indispensabili: sono le mani che riparano il teatro di cartone.

Inoltre, sono molte le riflessioni sul mestiere dell’attore che emergono dai dialoghi tra i personaggi, soprattutto grazie al sarcasmo pungente che caratterizza la protagonista.

L’autore giapponese Hirokazu Kore-Eda si immerge in una Parigi alto-borghese che si intravede senza essere esattamente mai esplorata. Le scene sono per lo più ambientate in luoghi interni e forse il non lasciare spazio alle vie e ai paesaggi parigini è utile per creare una sospensione spaziale che aiuta a concentrare l’attenzione sui vissuti emotivi dei personaggi.

Kore-Eda si muove sull’ambiguità del vero e del falso, sulla contrapposizione del passato e del presente e sul parallelismo dell’interno come luogo dell’anima e dell’esterno come luogo del vissuto.. come la sua protagonista d’altronde!

E’ un film drammatico, ma non troppo. Come in fondo è un film francese, ma non troppo! 

Valeria Pratticò.

Scheda tecnica:

Data di uscita: 10 Ottobre 2019

Genere: Drammatico

Anno: 2019

Regia: Hirokazu Kore-Eda

Attori: Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke, Ludivine Sagnier, Roger Van Hool, Jackie Berroyer, Laurent Capelluto, Christian Crahay, Alain Libolt, Maya Sansa.

Paese: Francia, Giappone

Durata: 106 min.

Sceneggiatura: Hirokazu Kore-Eda

Fotografia: Eric Gautier

Musiche: Alexei Aigui

Produzione: 3B Productions

Distribuzione: BIM Distribuzione

Voto: 7