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Il Mercante d’acqua – Valerio Carbone: un cucchiaio di sale in bocca dal futuro – Recensione

Il Mercante d'acqua

È un libro sottile, acuto, che picchia in petto, questo “Il Mercante d’acqua” di Valerio Carbone. Regala pensiero unitamente ad un piacere vellutato, di amante bastardamente seduttrice. Provoca. Taglia. Cuce. Struttura e destruttura l’esistenza umana stessa, salva e affoga da sensazioni che ti pervadono sin dentro l’animo. Sin dalle prime battute. È un viaggio, un cammino, un romanzo che, in tempi non troppo lontani, si sarebbe definitivo «di formazione». Ben scritto. Ben curato. Mai banale. Qui si riflette sulla condizione dell’uomo, sulle sue paure, sulle sue contraddizioni di essere insicuro ma non si filosofeggia. Non si punta il dito. Piuttosto si tende una mano, coscienti che un «J’accuse» spesso è inutile e dannoso. Si scandaglia, invece, l’animo umano in tutte le sue bastarde inclinazioni, in tutte le sue “perverse” declinazioni. In tutte le sue brutture e viltà. Non lo si colpevolizza. Non lo si assolve. Ci si domanda, sul finale – almeno a me è capitato -: cosa accadrebbe se questo libro fosse inserito in lettura nelle scuole medie? Romanzo interessante, pieno di umori, sensazioni, emozioni contrastanti ma al contempo omogenee. Si abbraccia Omero e si parla inglese – ovviamente non nel linguaggio ma nello scorrere proprio della narrazione. Tutta la struttura tiene bene e l’arco narrativo rispetta i canoni classici creandone persino di nuovi. Uno scritto così musicale e ricco di spunti di dibattito e discussione che non tediano l’anima acculturata, così come quella che non è solitamente avvezza ad un romanzo di genere. In conclusione , c’è paura, c’è il timore palpabile che quel “futuro distopico” così abilmente descritto da Valerio Carbone sia invece reale. Sia il domani. Sia li futuro che ci aspetta. E Carbone lo porta alla nostra attenzione come un “grillo parlante” moderno. Sapremo recepire il suo messaggio?

In due righe: un libro godibile per chi vuole pensare. E capire. E comprendere cosa siamo stati. Cosa siamo. Cosa saremo.

Stefano Labbia.