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Cinema

Red Zone – 22 miglia di fuoco – recensione

Red zone

Red Zone – 22 miglia di fuoco è un film anomalo. Un film (ir)reale. Un film che vorrebbe sorprenderti con la sua ferocia. La sua violenza. Il suo linguaggio scurrile. E le sue esplosioni e il sangue che rabbioso scorre nei conflitti di strada, nei vicoli sporchi di (in)civiltà e ti esplode in faccia come una granata. E tu non puoi fare niente. Niente. Devi subire in silenzio incollato a quella sedia tutta la bile da cui vieni travolto. Resti lì… inerte… A cercare di capire lo schema del puzzle che stai affrontando. Ma non puoi. Sei disturbato. Sei distratto da altro… Dalle pistole che vomitano proiettili che letteralmente ti fischiano sopra alla testa, dalle panoramiche di droni che sorvolano la “zona di guerra” quel tanto che basta per un cut to o uno stacco e dal mago che rapido e veloce ti distrae (Peter Berg – Battleship, Lone survivor, Deepwater). E che poi scopri che te l’ha fatta sotto al naso un’altra volta. E non sai se “invidiarlo”, odiarlo, ammirarlo. O uscire dalla sala con i polsi tremanti e con lo stomaco sottosopra per via di tutti quei lampi, quel fuoco e quel rumore. Ecco cos’è Red Zone. È tutto. E anche terribilmente… niente. Parla di una cosa “vera” realizzata con mezzi scenici di buona fattura. Ma il contesto, le scene action che in questo caso si prendono un po’ troppo sul serio… e l’aspettativa rispetto ad un cast formidabile  (Lauren Cohan – The Walking Dead; Mark Wahlberg – Ted, Suda e cresci, Ted 2, Four Brothers; John Malkovich – Essere John Malkovich, The Rounders)… ci regalano in finale un “vorrei ma non posso”. Un film a metà che non incide e resta sotto alla media degli altri action più irriverenti e di fatto prodotti di “puro intrattenimento”. La trama: L’agente della CIA James Silva, di istanza in Indonesia, deve proteggere un informatore compromesso e portarlo a 22 miglia di distanza per farlo imbarcare. Durante il viaggio dovrà scontrarsi con funzionari corrotti, signori della malavita e cittadini armati. Al “peggio non c’è mai fine” dice il saggio. Con un budget di 35 milioni di dollari, Red Zone ne incassa, al momento, 67. La fotografia e la regia assieme al cast fanno quello che possono. Il soggetto non è nulla di innovativo o originale ma vista la durata della “magia” e le situazioni proposte ci si domanda: non era più performante (per noi poveri diavoli spettatori) farne una serie tv? Invece siamo chiamati a vedere pallottole sfiorare (e colpire!) le teste dei “sacrificabili” senza scopo alcuno se non quello di essere appunto… sacrificabili in favor di trama in un loop mefistofelico e caotico sino al “climax” finale. Scene “adrenaliniche” cozzano con battute facili in un taglia e cuci fatto di tensione altalenante e chiacchiericcio blaterante a tratti nevrastenico. Il personaggio di Wahlberg non è definito – ben delineato: si sente che avrebbe tanti da dire / da dare e invece si limita ad essere appena tratteggiato finendo pee dare suo malgrado vita ad una macchietta che a 40 anni suonati “gioca” ancora con l’elastico che porta al polso quando è nervoso o sovraeccitato. Il “momento clou”? La scena del compleanno di uno dei membri del team in un cafè: il buon Wahlberg lanxia a terra la fetta di torta durante una delle sue crisi isteriche. Il film è controverso di oer sè e non tanto per via degli argomenti trattati… Pomoa inutilnente sangue in un corpo che sta per morire in una sinfonia confusa e indecisa, al pari del monitor dei battiti cardiaci dei soldati del team regolarmente inquadrati – monitorati… Cos’è Red Zone? Cosa vuole essere? Un action? Uno spy? Un thriller psicologico? Un fight to fight? Nessuno lo sa. “Al peggio non c’è mai fine” dice il saggio. E infatti, come volevasi dimostrare, il buon Wahlberg ci confessa, sul finale, che ci sarà un secondo capitolo della saga. Che dire? Yahooo (sarcastico).

Stefano Labbia.

 

 

Scheda tecnica:

Titolo originale Mile 22

Lingua originale inglese

Paese di produzione Stati Uniti d’America

Anno 2018

Durata 94 min

Rapporto 2,39 : 1

Genere thriller, azione

Regia Peter Berg

Soggetto storia di Lea Carpenter e Graham Roland

Sceneggiatura Lea Carpenter

Produttore Peter Berg, Mark Wahlberg, Stephen Levinson

Produttore esecutivo Stuart M. Besser, John Logan Pierson, Graham Roland, Donlad Tang, Jonathan Gray, Matthew Rhodes, Judd Payne, Randall Emmett, Derek Collison, Sam Slater, Scott Carmel, David Bernon, Wang Zhongjun, Wang Zhonglei, Felice Bee, Robert Simonds, Adam Fogelson

Casa di produzione Closest to the Hole Productions, Leverage Entertainment Production, Film 44 Distribuzione (Italia) Universal Pictures, Lucky Red

Fotografia Jacques Jouffret

Montaggio Melissa Lawson Cheung, Colby Parker Jr.

Effetti speciali Matt Kutcher, Troy Moore Musiche Jeff Russo

Scenografia Andrew Menzies

Costumi Virginia Johnson

Trucco Ashley Levy

 

Trailer:

 

Voto: 5