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Cinema

Summer (Leto) – recensione

Un film bellissimo che spicca nel mucchio, dove sa travolgere con la sua atmosfera un po’ punk, un po’ sentimentale e con l’impeto di dettagli a tutti i costi. Dove il bianco e nero non è un vezzo ma una necessità.

Locandina italiana Summer

Leto è rock nel senso che intendiamo oggi. Non è solo un inno alla musica, alla musica usata per unire le persone,  per risolvere i problemi, per trovare un accordo. È un inno alla musica come prodotto, che rispetto ai prodotti di oggi ci sembra bio, un prodotto sano che ci riporta agli anni ’80, epoca che ci pare anni luce oggi dal nostro mondo on demand. Il film è materico e trascinante, una commistione di inquadrature del reale – reale come i dettagli disordinati delle vite dei rocker, i volti struccati, i volti truccati, il sudore – e di illustrazioni animate fumettistiche che si mescolano ai frame e segnano il ritmo.

Il pezzo di apertura, “Leto“, resta nelle orecchie da subito e ci dà il timbro del film: un film felice, spensierato, che parlerà di un triangolo amoroso nella vita di Viktor Tsoï e di Mike Naumenko degli Zoopark mentre avviene l’ascesa dei Kino.

È la storia dell’estate prima della  Perestroika, prima della completa trasformazione di quell’ambiente in ciò che è la Russia contemporanea. È un momento violento e alternativo in cui tutti
sono ancora molto vivi: Mike Naumenko e Viktor Tsoï (come lo ha soprannominato la
stampa sovietica, dopo la sua tragica morte nel 1990 “l’ultimo eroe del rock”). Qualunque cosa sappiamo sia accaduta dopo gli eventi del film è il futuro dei nostri personaggi. Nel film sono ancora intatti, innocenti. Abbiamo preso in prestito una macchina del tempo e abbiamo fatto una breve sosta. In quel breve momento i nostri eroi fanno ciò che amano di più. Fanno musica. Sospesi nel tempo e nello spazio, in stato di grazia. (KIRILL SEREBRENNIKOV).

Se avete amato “I love Radio Rock”, questa vi sembrerà la sua versione sovietica. Diciamo sovietica, non russa, perchè è l’ambientazione a cambiare ma il prodotto è per il pubblico di tutto il mondo, comprensibile al mondo che nel mondo è unito dalla musica di David Bowie, dei Led Zeppelin, di Lou Reed. Il paragone che facciamo è quindi di genere: non è un musical, non è nemmeno un film musicale, ma un film che parla di musica e del ruolo che la musica ha nelle vite di chi la fa e di chi con essa vive. Di I love Radio Rock ha la caratteristica degli intermezzi musicali dei personaggi, lo struggimento del vivere in un mondo a parte (lì era la nave, qui è la casa-comune dove si suona, si registra, si litiga, si mangia tutti insieme) dove tutto ruota intorno al vivere di musica e far vivere la musica contro ogni razionale ostacolo.

Immergersi in Leto significa essere catapultati indietro nel tempo con una nostalgia che non potrà non coinvolgere anche gli spettatori più giovani.

Scheda tecnica:

CAST TECNICO
REGIA: Kirill Serebrennikov
SCENEGGIATURA: Lily Idov, Michael Idov, Kirill Serebrennikov
FOTOGRAFIA: Vladislav Opelyants
MONTAGGIO: Yuriy Karikh
MUSICHE: Roman Bilyk
PRODUZIONE: Hype Film, KinoVista

CAST ARTISTICO
Teo Yoo: Viktor Tsoi
Roman Bilyk: Mike Naumenko
Irina Starshenbaum: Natasha
Aleksandr Kuznetsov: Skeptik
Filipp Avdeev: Leonid
Aleksandr Gorchilin: Pank
Nikita Efremov: Bob
Yuliya Aug: Anna Alexandrovna

TRAILER

VOTO: 8,5