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Cinema

Tintoretto. Un ribelle a Venezia – recensione

Un documentario che è in verità un film coinvolgente sull’artista più rock del XVI secolo, così ben fatto da farci chiedere perché sentiamo ancora il bisogno di film su Tintoretto, su Caravaggio, su Michelangelo ed escludiamo tantissime altre meravigliose nicchie della nostra arte.

 

C’è Sky Arte (e la Mazzucco) dietro a questo lavoro, che infatti si qualifica a livello di comunicazione come molto potente e molto didattico. Ben oltre il film per le scuole, è pensato per un pubblico internazionale e quindi, giustamente, parla di un artista mastodontico, dà al turista l’assaggio bramoso prima del viaggio in Italia. Per noi italiani è una ripresa in grande stile di un argomento assai spesso trattato ma stavolta con la gradevolezza che hanno tutti i moderni documentari che popolano i programmi di divulgazione. Un impasto dove il montaggio dinamico, la narrazione accattivante e l’attenzione alle particolarità della persona dietro all’artista rendono la visione molto godibile.

La voce narrante è quella di Stefano Accorsi, che scevro dai suoi singulti a cui ci ha abituati con i suoi personaggi quarantenni sotto ansiolitici, è un abile narratore con una dizione eccellente, tanto che dopo un quarto d’ora ci si scorda che sia lui, a parlare, e ci si fa avvolgere dalla storia.

Una storia che parte dalle opere, guizza da una tela all’altra (visivamente) e trova lo spunto per agganciarsi alla biografia dell’artista, così che ci troviamo a conoscerla tutta, dalla nascita fino alla morte. La tecnica utilizzata è quella del flashback: partiamo dalla peste, dalla casa di Tintoretto, che resta a Venezia, non abbandona la propria città per terminare una importante commessa. Ma chi era Tintoretto? E da lì si torna indietro e si ripercorre tutto, volando con la camera sui dettagli delle opere, dando la parola a Melania Mazzucco, autrice del docu-film, sapiente della sapienza dei narratori, così come dà voce anche alle restauratrici che hanno in cura le Due Marie di Tintoretto. Opere, va detto, restaurate con il contributo di Sky Arte, produttore del film, il che rende merito a questo canale tematico che, come anche hanno fatto altri divulgatori, affianca a questa missione anche un concreto attivismo.

Intervengono fra gli altri Kate Bryan, Matteo Casini, Astrid Zenkert, Agnese Chiari Moretto Wiel, Michel Hochmann, storici dell’arte, come anche la stessa Melania G. Mazzucco.

La visione in sala rende questa un’ esperienza di qualità, dato che anche la colonna sonora è di impatto: al bando violini e musica sinfonica, suoni rock danno ritmo al susseguirsi degli aneddoti e alle leste passeggiate nelle calli veneziane, che si aprono spesso in ariose panoramiche quasi commoventi.

C’è da dire infine che, sempre la visione in sala, consente di dare grande intensità alle inquadrature delle opere ciclopiche, in particolare la Scuola di San Rocco, che non può renderci il gusto di trovarvisi faccia a faccia ma che indubbiamente, grazie all’altissima definizione, ci dona una emozione assai vicina a quella reale.

In sala il 25, 26  e 27 febbraio 2019. Consigliamo di vederlo in un cinema “blockbuster” e di sedere nelle prime file.

SCHEDA TECNICA

Produzione Sky Arts Production Hub

Narrato da Stefano Accorsi

Con

Kate Bryan

Matteo Casini

Michel Hochmann

Frederick Ilchman

Melania G. Mazzucco

Tom Nichols

Igiaba Scego

Sabina Vedovello

M. Agnese Chiari Moretto Wiel

Astrid Zenkert

Irene Zuliani

e con

Peter Greenway

Ideato e Scritto da

Melania G. Mazzucco

Regia

Giuseppedomingo ROmano “Pepsi Romanoff”

 

TRAILER

VOTO

7