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Umbria jazz 2018: 《È la musica ad unirci tutti!》

Umbria Jazz

Presso l’Hotel Bernini Bristol ieri 11 Luglio 2018 si è svolta la conferenza stampa dell’evento musicale italiano più atteso: Umbria Jazz 2018. Il Presidente della fondazione Umbria Jazz, Renzo Arbore ha introdotto ai giornalisti presemti Quincy Jones, tra i padri fondatori del nuovo Jazz. Quincy Jones, in cartellone ad aprire questa maratona musicale che da oltre 45 anni porta buonumore e cultura nel centro Italia, definisce la sua performance《Uno spettacolo che non si è mai visto, e che probabilmente non si rivedrà più». Venerdì sera, infatti, Mr Jones sarà sul palco dell’Arena Santa Giuliana per la 45esima edizione di Umbria Jazz. Una serata speciale per festeggiare le 85 candeline di Jones, accanto al quale ci saranno tanti artisti come Paolo Fresu, Dee Dee Bridgewater, Noa, Gil Dor, Alfredo Rodriguez, Pedrito Martinez, Patti Austin, i Take 6 e l’Umbria Jazz orchestra diretta da Jones e da John Clayton. Alla conferenza stampa, presente anche, Nanni Zedda che curerà la regia della serata e Nick Harper, il direttore artistico di UJ Carlo Pagnotta. Quella di venerdì sarà quindi una serata davvero speciale: sul palco del festival umbro dedicato al Jazz arriva un vero e proprio totem della musica e più in generale dello spettacolo: già perché oltre a essere polistrumentista, Jones, nato a Chicago 85 anni fa, è compositore, direttore d’orchestra e punto di riferimento per il mondo afroamericano. Tra i suoi talenti quello di arrangiatore: egli ha scritto musica per decine di artisti, senza dimenticare le colonne sonore o la produzione di dischi entrati nella leggenda – uno su tutti… «Thriller», il più venduto della storia. Una carriera lunghissima, costellata da 30 Grammy che è iniziata quando da ragazzino suonava nei locali di periferia – come lui stesso ha ricordato durante la conferenza – per tirare su qualche dollaro insieme ad un altro giovane musicista di buone speranze: un “certo” Ray Charles.

«Di questi concerti – ha sancito Zedda – ne fa quattro o cinque in un anno, e in questo creato appositamente per Umbria Jazz abbiamo voluto fare una ricerca sui suoi brani, così da ripercorrere la sua carriera e le sue tante collaborazioni. Molte cose saranno inedite, sarà uno spettacolo che non si è mai visto». Venerdì gli spettatori potranno ascoltare «tanti brani che Quincy – continua Zedda – ha registrato nel corso degli anni: tutti gli arrangiamenti sono originali, scritti da Quincy e coprono tutta la sua vasta carriera, dai film a tutto il resto. Ci sarà un po’ di vecchio e un po’ di nuovo, alcuni arrangiamenti adattati per l’occasione di nuove formazioni o duetti della serata.». La conferenza stampa è stata occasione per Jones di rivelazioni e aneddoti particolari – dal successo planetario di «Thriller», il leggendario disco di Michael Jackson da lui prodotto e che ha venduto oltre 130 milioni di copie, alle nuove leve, dal suo rapporto con l’Italia e i musicisti italiani alla libertà offerta dal jazz come genere musicale.

Jones che poi ha affermato entusiasta: «Paolo Fresu è un musicista incredibile, e io sono cresciuto con molti musicisti italiani come Romano Mussolini. Tra i miei più cari ricordo anche Piero Piccioni, Armando Trovajoli, Ennio Morricone… con quest’ultimo ho uno stretto rapporto di amicizia. In generale ho un forte legame con la musica Italiana e il jazz italiano, insomma.». Mr Jones ha poi ricordato la genesi di «We are the world», che ormai ha compiuto 30 anni: «Dopo l’iniziativa – racconta – promossa da Geldolf e Bono in Gran Bretagna, Harry Belafonte viene da me proponendomi un grande tour, cosa difficile; allora abbiamo deciso di registrare una canzone. Se è servito? Sì, perché abbiamo raccolto 63 milioni di dollari riuscendo così a fare operazioni benefiche in Etiopia e non solo».

Sulla musica e su cosa essa deve avere per “soddisfarlo” il maestro ha risposto così: 《Cerco l’emozione Libertà, contaminazioni e radici sono concetti》. Parole che tornano spesso durante l’arco della presentazione, prima associate al jazz, «che oggi non ha cambiato significato: vuol dire scegliere dove andare e improvvisare.》 Quincy Jones è inoltre anche un importante talent scout ( su tutti i “casi” di Jacob Collier e Joey Alexander), o del chitarrista Andreas Varady: «Ho lavorato con tutti i grandi – spiega Jones – ma questi sono talenti incredibili di sui sentirete certamente parlare».

Jones, a quei giovani che gli chiedono qualche consiglio, dice intanto di ascoltare i classici e di «rimanere connessi alle radici: questo è quello che facevano i miei eroi come Miles Davis, John Coltrane e Cannonball Adderley». E parlando sempre di radici, a quelli che gli parlano del futuro dell’hip-hop Quincy Jones spiega innanzitutto che «si tratta di una ricombinazione di semi che già c’erano, ed è un peccato che negli Usa non ci sia un ministro della cultura, che non si conosca la storia della musica e le combinazioni: alla fine siamo tutti connessi attraverso la musica».

 

Stefano Labbia.