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Intervista lampo a Valerio Carbone, autore dai mille e uno volti

Valerio Carbone

Valerio Carbone è un artista dalle mille sfumature e dai mille volti: classe 1985, è dottore di ricerca in filosofia, editore, performer e autore. Impegnato a teatro e nella musica (Wittgenstein-Haus – 2012) ama l’arte che lo ricambia regalandogli successo dopo successo. In uscita con la silloge poetica dal titolo “Ordalia” (Prospero Editore) lo abbiamo intervistato per Okay News.

Stefano Labbia: Benvenuto su Okay News! Chi è Valerio Carbone? Perché è? Quando è? E soprattutto… com’è?

Valerio Carbone: Non so se mi piace rispondere in terza persona, ma tant’è… Valerio Carbone è tutto quanto scritto qui in precedenza… e niente di tutto ciò. È sicuramente un individuo in divenire, in evoluzione, in costante movimento, a cui piace sperimentare ed esprimere e soprattutto esprimersi in modo sempre nuovo, ponendosi e superando sfide differenti ogni giorno. Non soltanto nell’arte. Valerio Carbone è così senza un perché specifico: è capitato che sia questo il suo modo di essere ed io l’ho accettato (non senza qualche lotta interiore, per carità…). Quand’è infine? È adesso. Qui. Davanti a te.

S. L.: Ho avuto l’opportunità di leggere quasi in anteprima la tua raccolta di poesie dal titolo “Ordalia” edita dalla milanese Prospero Editore. Un percorso non facile ma di sicuro impatto. Vuoi parlarcene? Cosa ti ha spinto a scrivere queste liriche, cosa vuoi comunicare al lettore? Dove vuoi trascinarlo?

Valerio Carbone: Sì, Stefano, un percorso non facile proprio perché sofferto. Comunque di una sofferenza necessaria. Talmente necessaria che è diventata evidentemente comunicabile, spendibile, editabile e infine pubblicabile. Un percorso aperto di “morte” e “rinascita” raccontato attraverso la metafora classica dell’amore. Attenzione però, e qui ci tengo, non un amore “piagnucolato” e perduto ma un amore vissuto sino al suo estinguersi naturale, un amore capace di donare l’esperienza vivifica della sua fine. Secondo me è coraggioso tornare a parlare di amore in questi termini ed è questo di cui parla “Ordalia”, un libro necessario proprio perché traccia (insomma per me ha tracciato) un sentiero di senso: un senso espresso nella riscoperta dei propri limiti e della propria temporalità. Credo che quando si vivono esperienze simili sia egoistico tenerle tutte per sé, e non c’è neppure boria o saccenza da parte mia se dico di considerare questo piccolo libro composto da trentatré liriche una specie dono. E a caval donato… Inoltre se posso aggiungere ci sarà uno spettacolo musicale e multimediale che sto preparando proprio partendo da alcune di queste liriche lo spettacolo si chiamerà anch’esso “Ordalia” e andrà in scena presto assieme alla musicista Noemi York e alla danzatrice Tiziana Cesarini.

Ordalia

S. L.: Perché Valerio sente l’esigenza di scrivere? Piacere personale, voglia di comunicare… o cos’altro?

Valerio Carbone: Quel Valerio là (continuando a parlare in terza persona) sente l’esigenza di scrivere perché qualcosa fra sé e sé è stato interrotto e soltanto attraverso la scrittura Valerio è riuscito a rimettere insieme i pezzi. Almeno, all’inizio è stato così. La scrittura deve avere un ruolo terapeutico secondo me, deve fare in modo di fare uscire la propria voce, dare calore alla propria più sincera espressività (ed è questo, ad esempio, che cerco di fare anche con i miei percorsi di coaching editoriali che conduco per la casa editrice Haiku di Roma). C’è poi un piacere nello scrivere certo, ma se non lo si fa per “aprirsi al mondo” rimane un piacere soltanto masturbatorio. Un autore che non parla a nessuno non è un vero autore. È un erotomane.

S. L.: Come ti vedi fra dieci anni?

Valerio Carbone: Mi vedo esattamente come adesso e del tutto diverso da come mi vedi ora. Forse la mia coerenza è sempre stata nell’inserire nel mio tragitto esperienze nuove e differenti senza però per questo cambiare mai rotta. Pertanto mi vedo uguale e diverso da ora. Mi vedo un professionista del mio settore, sempre più definito, con sempre maggiore possibilità di espressione. Come autore inoltre spero di crescere, di essere apprezzato da mille lettori… come adesso lo sono da cento… e come qualche anno fa lo ero almeno da dieci… Che poi i numeri sono solo soltanto indicativi eh, ad avercene cento lettori oggi… (sorride). Ciò detto, in termini più profondi, fra dieci anni vorrei essere meno vagabondo e forse più stabile, sentirmi a casa da qualche parte. Per adesso ho terminato la fase estenuante e adolescenziale del “conoscere se stessi”. Adesso so chi sono, chi è Valerio, e sto alla ricerca del mio posto nel mondo. Un discorso troppo spirituale?

S. L.: In conclusione: cosa ci dobbiamo aspettare nel futuro di Valerio? E cosa Valerio si aspetta dal futuro?

Valerio Carbone: Qua, caro Stefano, stai facendo riferimento, mi sa, ai miei progetti autorali futuri. O no? Beh, non è certo un segreto che entro l’anno uscirà sorprendentemente un altro libro! Lo so che così non si fa, che non si pubblicano due libri ravvicinati. Ma è capitato. Ricevere due proposte editoriali così vantaggiose è una fortuna, e la fortuna va sempre accolta. Anche perché, a differenza di questa opera così minimale che è “Ordalia”, nata e cresciuta in un tempo relativamente breve (un anno), il mio prossimo libro di racconti ha una lunga gestazione e vedrà raccolti per Efesto Edizioni, tutte le avventure di un personaggio molto amato dal mio pubblico. C’è anche addirittura un racconto scritto più di dieci anni fa! Il titolo del libro in questione è d’obbligo: “Il fantastico mondo di Fruitore Di Nonsense”. E dopo questa anteprima… mi aspetto una nuova intervista o recensione da parte tua. Grazie Stefano, è stato un vero piacere. Augh!

Stefano Labbia.