L’eroe – recensione
Con “L’eroe”, dal 21 marzo al cinema, Cristiano Anania firma una pellicola noir che strizza l’occhio agli anni ’80 e, per lo stile pacato e quasi contemplativo, propone un’interessante alternativa al più assordante cinema contemporaneo. Svestiti i panni di Gennaro “Genni” Savastano, Salvatore Esposito è Giorgio Pollini, un mediocre ma ambizioso giornalista la cui vita cambia quando il direttore del giornale decide di declassarlo trasferendolo in un’anonima redazione di provincia. Solo lo sconvolgente – e provvidenziale – rapimento di Carlo, nipote della più importante imprenditrice locale di vini, restituisce a Pollini il suo lavoro di corrispondente. Il paese intero si mobilita per il ritrovamento del piccolo e i sospetti ricadono su Francesco, un ragazzo con problemi psichici che plausibilmente diventa “mostro” mentre il salvatore Pollini viene acclamato “eroe”. Anania ricorda a proposito una massima dello scrittore irlandese Jonathan Swift: “La menzogna fa il giro del mondo nel tempo in cui la verità si allaccia le scarpe”.
In un’originale combinazione di produzione indipendente e cast di livello, che l’audience è stata abituata ad apprezzare prevalentemente in contesti comici, “L’eroe” dice e non dice – anche le dimensioni temporali e spaziali risultano indefinite per creare un senso di disorientamento – insinua dubbi a cui non viene data esplicita conferma, nel tentativo di mostrare la pluralità della verità. Il rapimento in sé non costituisce il focus della trama: ciò che interessa al regista è indagare i sentimenti di chiaroscuro che albergano nei personaggi.
In un mondo dipendente dalla ricerca smodata della notizia – di cui non è necessario verificare l’attendibilità – è lecito anche il sacrificio della Moralità. La chiave di lettura del film viene fornita da Cristina Donadio, magistrale interprete dell’imprenditrice Giulia Guidi, nell’illustrare il processo di macerazione carbonica: sono definiti “indifesi” i chicchi d’uva alla base che, bruscamente schiacciati da quelli in superficie, si spappolano e in parte cadono dando inizio alla fermentazione. Questo particolare riferimento alla tecnica di vinificazione sembra suggerire che spesso, per il conseguimento del bene comune, i più deboli devono necessariamente immolarsi. Infatti, sin dai tempi del rito ebraico dell’uccisione del capro espiatorio le società hanno manifestato l’inclinazione ad eleggere gruppi “socialmente deboli” a rappresentanti di colpe collettive. Allo stesso tempo, l’immaginario collettivo si nutre di figure eroiche pronte a ristabilire l’equilibrio nella morale scalfita affinché tutto torni alla normalità.
Forse penalizzato dal budget ridotto – il film è stato realizzato in sole 4 settimane -, l’opera prima di Anania riesce comunque nell’intento di raccontare una storia che è simultaneamente realistica e metaforica.
Scheda tecnica:
DATA USCITA: 21 marzo 2019
GENERE: Drammatico
ANNO: 2019
REGIA: Cristiano Anania
ATTORI: Salvatore Esposito, Marta Gastini, Vincenzo Nemolato, Enrica Guidi, Cristina Donadio
PAESE: Italia
DURATA: 80 Min
DISTRIBUZIONE: Mescalito Film
SCENEGGIATURA: Cristiano Anania
FOTOGRAFIA: Leone Orfeo
MONTAGGIO: Nicola Nicoletti
PRODUZIONE: Mescalito Film, Minerva Pictures
Trailer:
Voto: 8