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Cinema

Alice e il sindaco – recensione

 

Alice e il sindaco (Alice et le maire) uscirà il 6 febbraio nelle sale italiane: Nicolas Pariser per la seconda volta è alle riprese di un lungometraggio in 35mm sullo sfondo del teatrino politico contemporaneo, qui il Comune di Lione, che viene dipinto, più che in modo viziato e corrotto, con fare limpido e diretto. Con un vivacissimo Fabrice Luchini, a quasi 30 anni da Il sindaco, l’albero e la mediateca di Rohmer (1993), di cui il regista offre un omaggio mediante alcuni rimandi di trama, nei panni questa volta del sindaco socialista, alle prese con il sistema politico che proprio allora aveva criticato e che adesso, incarnatolo, gli sta consumando la capacità di pensare.

A distrarlo da questa impasse esistenziale capita Alice, giovane brillante e colta ma che sembra smarrita tra le facilities della modernità, a piombare sulla scena dell’entourage comunale per metter nuovamente il carburante a questa macchina teatrale politica al cui vertice siede il sindaco Theraneau, scopertosi carente di idee capaci di sfidare con il valore socialista del progresso l’avanzata globalizzante del mercato capitalista.

I dialoghi articolati e lavorati, le sequenze spezzate e i continui cambi scena rendono qualitativamente bene l’idea del lavoro politico in opera, dai suoi aspetti di backstage come la stesura di un discorso pubblico a quelli più propriamente di facciata durante la campagna elettorale. L’andamento è delicato e fitto insieme, intricato eppur scorrevole, tipicamente in stile francese, che lascia dialogare al suo interno una pluralità di visioni e filosofie coesistenti nell’epoca contemporanea: l’ecologia e l’Antropocene, la repubblica democratica e le migrazioni, il progresso e la finanza, la tradizione e l’innovazione… che raccontano il tutto polifonico di questa commedia dal sapore squisitamente intellettuale e attuale.

L’incontro tra Paul Theraneau e Alice Heimann ha qualcosa di incredibile nel piano di un’architettura politica che vive del suo stesso ripetersi, e subisce una metamorfosi nello svolgersi del film, in cui vediamo Alice, a partire dai dialoghi interrotti e in concomitanza agli svariati impegni, insinuarsi nella vita di pensiero insipidita del sindaco, a ravvivare il senso delle parole e delle prese di posizione. Due esistenze opposte che nell’incontrarsi metteranno a soqquadro le certezze di entrambi: la vocazione politica da una parte, e il movimento del pensiero dall’altra, andranno a condizionarsi a vicenda fino al climax di un piano sequenza continuo dei due nell’articolazione del gran discorso pubblico, appassionato e capace di scuotere le coscienze intorpidite e che, tuttavia, non verrà mai pronunciato da Paul al congresso socialista in fremito.

Un po’ come se il regista volesse indicarci (ma senza imporla) la via genuina che sembra schiacciata e messa da parte dal boato della mordente attualità ipermoderna, ovvero quella del pensiero inteso come riflessione e confronto, alla maniera dei filosofi e dei teorici politici, pensiero carico di passione. E’ infatti questa la pelle del film, girato interamente in pellicola; un po’ come se il solo modo di autenticare il reale fosse coglierlo attraverso la lente della passione, poiché altrimenti non ci rimarrebbe altro che un sistema così ben funzionante e organizzato da esaurire le nostra capacità di meravigliarci, un sistema che potrebbe fare a meno di noi per andare avanti.

Carolina Camurati.

Scheda tecnica:

Titolo originale: Alice et le maire
Titolo originale: Alice et le maire
Data di uscita: 06 febbraio 2020
Genere: Drammatico
Anno: 2019
Regia: Nicolas Pariser
Cast: Fabrice Luchini, Anaïs Demoustier, Nora Hamzawi, Léonie Simaga, Antoine Reinartz, Maud Wyler, Alexandre Steiger, Pascal Reneric, Thomas Rortais, Thomas Chabrol
Paese: Francia, Belgio
Durata: 103 min
Distribuzione: BIM Distribuzione, in collaborazione con Movies Inspired
Sceneggiatura: Nicolas Pariser
Fotografia: Sébastien Buchmann
Montaggio: Christel Dewynter
Musiche: Benjamin Esdraffo
Produzione: Bizibi

Trailer:

Voto: 7,5