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Libri & Editoria

Killer Loop’s – Recensione

Graphic Novel

Killer Loop’s racconta il mondo in cui è immerso Kimberly, un cinico e ironico killer alle prese con la malavita locale degli Stati Uniti.

Fin dalle prime tavole il lettore intuisce che il protagonista del fumetto è ben navigato, un tipo che non fa sconti a nessuno e dai boss della malavita è definito come il migliore nel suo campo, senza scrupoli e con una fila di nemici che gli danno la caccia.

La storia vede Kimberly coinvolto in un’indagine commissionata da un boss, che lo porterà a fronteggiare la mala facendo ricorso alla più cieca violenza.

La graphic-novel di Stefano Labbia riprende mostri sacri del fumetto quali Millar e Busiek.

La sceneggiatura, in particolare, è caratterizzata da battute, colpi di scena e salti narrativi con alcuni richiami importanti. È notevole l’assonanza del personaggio principale con famosi antieroi come Lupin e Dylan Dog. Esplicita, e pienamente in linea con il personaggio e l’ambientazione, la citazione al fumetto “The Darkness” da cui è tratto anche il famoso videogioco. Il testo propone anche diversi rimandi letterari e cinematografici legati alla figura del killer e alle sue caratteristiche personali di antieroe come la solitudine, la freddezza, l’abilità, l’essere uomo d’azione spietato e cinico, ma anche idealista, che continua a credere in alcuni importanti valori che fanno tornare alla mente il sicario Victor di “Nikita” e quello del film “Leon”, oppure l’investigatore Pepe Carvalho di  Montalban e l’investigatore Philip Marlowe di Chandler.

La recensione

Proprio la personalità da antieroe del protagonista Kimberly appare ben sviluppata ed emerge appieno tra i vari personaggi secondari e antagonisti, quali il boss della malavita e gli altri sicari. Lo scontro-incontro tra Kimberly e il boss mette in luce lo sviluppo del legame tra i due, facendone intuire un rapporto più profondo che muove la forza aggressiva del protagonista. Una forza che sembra quasi provenire da uno spirito di sopravvivenza, da un’incapacità del protagonista di vivere al di fuori di un contesto nel quale ormai è coinvolto e dal quale non riesce a separarsi.

Le vignette e i dialoghi tra i personaggi proposti da Labbia sono ricchi di battute pungenti e di situazioni che fanno emergere visivamente e verbalmente la violenza e l’efferatezza delle azioni.

Tra racconto thriller, pulp e umorismo nero, Labbia e Proietto costruiscono un’opera che guarda al cinema di Tarantino, Scorsese e De Palma, che ritualizza la violenza trasformandola in un’esperienza ludica. L’arma con i suoi particolari diviene protagonista di molte tavole al pari dei personaggi del romanzo grafico. Tuttavia, questa non viene umanizzata, ma diventa uno strumento al servizio della violenza.

Sul piano grafico si evidenzia il gran lavoro di Marco Proietto con matite fatte di neri calcati e linee spesse che esaltano il tono violento e pulp della storia. La sceneggiatura di Labbia, insieme ai disegni di Proietto, conferma la cura di questo fumetto facendone emergere la tensione emotiva e psicologica.

Rimane la sensazione di voler continuare a conoscere le più piccole sfumature della vita di Kimberly e le sue avventure.

Sonia Luzi.

Voto: 8