Amazing Grace – Recensione

Amazing Grace. Come descrivere un film documentario che trascende dal semplice live event musicale ripreso da telecamere posizionate sul palco? Basterebbe semplicemente affermare che si tratta di un’esperienza nel mondo del gospel con protagonista una delle migliori voci calde e potenti della seconda arte, Aretha Franklin.

Ma, seppur vero, questa descrizione risulterebbe alquanto banale e non del tutto performante nel descrivere quelle emozioni, quell’altalena di sensazioni che si provano nel seguire questo piccolo grande capolavoro di umanità, passione, amore e musica a cui lo spettatore è sottoposto.

Amazing Grace è un meraviglioso caleidoscopio di umori che rapisce anima e corpo colori che vi assistono: lo spettatore viene raggiunto da una forza prorompente così intensa, vibrante, feroce da restare senza fiato.

Una performance realizzata circa cinquanta anni fa con il Southern Community Choir e il reverendo James Cleveland nella New Temple Missionary Baptist Church a Los Angeles.

Firmato da Alan Elliott, il film, in sala dal 14 al 16 giugno con Adler Entertainment, racconta senza alcun commento il ritorno della regina del gospel da dove era partita.

Da quella Chiesa dove Aretha e le sue due sorelle, Carolyn ed Erma, intrattenevano i fedeli del padre, il famoso predicatore battista C.L. Franklin.

E questo prima che la cantante diventasse un’icona del soul e del R&B e quando aveva già all’attivo brani come Respect, I Say a Little Prayer, (You Make Me Feel Like a) Natural Woman.

Nel documentario tanti brani di questo album (il diaco gospel di maggior successo di tutti i tempi), tra cui una straordinaria versione di undici minuti di Amazing Grace, ma anche Never Grow Old, la stupenda Wholy Holy e la corale Climbing Higher Mountains.

Il film è stato girato durante le due serate live e conta 20 ore di riprese con cinque telecamere da 16 mm, tutte dirette da Sydney Pollack.

Imperdibile.

Stefano Labbia.

SCHEDA TECNICA: