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Cinema

Caro Roberto… le bugie hanno le gambe corte.

Benigni

Caro Roberto, ho appena finito di vedere il tuo intervento in occasione dei premi del David di Donatello 2017, al Quirinale. Caro Roberto… ho un magone incredibile. Prima di andare avanti, urgono alcune premesse: ti ho apprezzato, quando hai narrato con ferocia e, al contempo, “leggerezza” il massacro della deportazione e della ottusità di una guerra inutile. E ancora, i tuoi film precedenti, talvolta anche criticati per “troppa leggerezza”, hanno avuto, in me, un difensore encomiabile. Ed è proprio per questo, che da te, non me l’aspettavo. Non mi aspettavo un negazionismo incolore, sciatto… tu che spesso hai manifestato, nelle questioni italiane, dei dubbi, delle titubanze e, si, dei repentini cambi di rotta… questi ultimi che lasciano, quantomeno, perplessi, d’accordo. E spero che anche stavolta, seguirai dunque il tuo “iter”. Tu… che affermi che «il cinema italiano è in salute». Roberto… Roberto mi permetto di darti del tu perché, si può dire, siam cresciuti assieme, tu artisticamente, io fisicamente. Roberto… eppure dovresti saperlo… dovresti saperlo, tu che hai portato sul grande schermo Pinocchio… le bugie, hanno le gambe corte. Il cinema italiano galleggia. E galleggia da tempo, grazie alle sovvenzioni statali pubbliche, alle leggi ad hoc (do you know “tax credit”?!). Non lo fa perché incassa nei cinema – dove i multisala prendono sempre più piede a danno dei cinema d’essai / a gestione “familiare” – o vende chissà quanti blu ray. É un semi disastro, Roberto. E tu lo sai. Ne sei cosciente. Perché leggi anche tu i dati, gli incassi e sai del problema della pirateria cinematografica che in Italia ha il suo peso. E sai che la metà della metà dei film italiani prodotti l’anno scorso ha a malapena coperto le spese di produzione. Spese che per metà, sono state coperte non dalle singole case di produzione coinvolte nei lungometraggi… ma da privati (grazie al tax credit) e dallo Stato italiano (attraverso fondi europei o italiani e grazie anche alle varie film commission locali). No, Roberto. Tu lo sai. Sai tutto. Solo che… sei un inguaribile romantico… un “bonaccione” ottimista. Ci vuole ottimismo, di questi tempi. È vero. Ma servono anche persone che dicano la verità. Per cambiare marcia. Per tornare indietro e «reincontrare le nostre anime», come hai detto tu stesso nel discorso, davanti ai tuoi / nostri colleghi. Non dobbiamo fermarci. Dobbiamo voltarci e raggiungere le anime degli artisti che hanno regalato noi il neo realismo, la Commedia all’italiana – il maiuscolo non è un refuso! – e il drammatico. Il melodramma ed il cinema impegnato. Prendere le redini del cinema bianco rosso e verde e portarlo di nuovo in alto. I nostri sono tempi duri, è vero… Ma negare la realtà non è mai servito a cambiare le cose: tu più di tutti, dovresti saperlo. La verità è che il cinema italiano soffre. E che, conti alla mano, senza il sostegno dello Stato, da tempo sarebbe solo un ricordo. Non credo di esagerare nel dirlo. E faccio io un appello a te: torniamo a fare Cinema, Roberto. Quello con la C maiuscola.

Stefano Labbia.