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Il divano meridionale: Ennio Flaiano è vivo!

Ennio Flaiano

Flaiano non è morto. L’avete pianto invano. Lui è vivo. E’ tra noi. E urla, invoca le nostre coscienze. Ci sbertuccia. Ci provoca. E ride. Con la sua voce acuta… e bofonchia, s’arrabbia, sguinzaglia la verità che s’aggira impreiosa nelle nostre anime. Nel profondo. Un esercito a sentirlo, a pendere dalle sue labbra in una serata uggiosa d’inverno. Un freddo inverno romano. Bastardo, comne direbbe qualcuno senza peli sulla lingua. Location: Teatro Vittoria. Testo e musica: Ennio Flaiano. Data: 30 Gennaio 2019. Ore: 20. Va in scena un incontro letterario figlio degli scritti e dell’essenza del Maestro Ennio Flaiano, mix violento di sentimenti che s’irradiano sul pubblico come un sole purificante che squarcia le nubi che c’avvolgono. Pubblico numeroso che riempe il teatro vestito di rosso. Gratis. Che sfama tutti con la cultura. E l’amore. E l’arte. E la ferocia. Flaiano e in noi. Con noi. Tra noi. Scherzosamente serio. Dissacrante. Geniale. Il Flaiano uomo: innamorato, disperato, satiro. L’attore e regista Massimo de Rossi, coadiuvato dal Professor Marcello Teodonio, ci introduce un prezioso progetto – rimasto, ahinoi, incompiuto – firmato dall’Ennio nazionale: una commedia agrodolce chiamata “Il divano meridionale”. Un Flaiano arguto e lungimirante che prevede il nostro terribile e oscuro futuro: 2030. Una metropoli italiana futuristica abitata da uomini e donne che hanno rinunciato a tutto, umanità inclusa, in favore del “progresso”. Ma in campagna… nei “piccoli villaggi”… è ancora quasi tutto come un tempo. Le scorie tossiche hanno invaso il problema, frutto degli impianti nucleari che occupano il pianeta da Polo a Polo. Da Est a Ovest del globo. Pino Strabioli e Viviana Toniolo concludono la serata con riflessioni sul mondo del teatro lanciando un allarme per il nuovo taglio alla cultura. Flaiano è vivo, signori e signore. Che vi piaccia… o meno. E dice sempre la verità!

 

Stefano Labbia.

 

Tratto da “Il divano meridionale”:

L’ambientazione è «una città del nord», nel 2030, un tempo in cui tutti i problemi dell’umanità sono stati risolti, o quasi. È sopravvenuta la pace universale, la povertà azzerata, il progresso allo zenit. Certo, l’Arte è finita, la Musica è diventata silenzio, la Pittura non serve più, «la vita stessa si esaurisce nel quotidiano», però le macchine risolvono tutto (inquinamento escluso…), i sentimenti classico-romantici sono stati eliminati, e perfino il sesso è stato cancellato: in ogni locale cittadini e cittadine possono trovare macchinette a gettoni pronte a soddisfare ogni impulso (le migliori sono di produzione italiana, «di cui già si facevano dei modelli per l’esportazione»). Una società apparentemente perfetta in cui però si insinua «una leggera noia, una noia che nessuno osa confessarsi». Non è strano quindi «che la media dei suicidi in questo paese è purtroppo abbastanza alta»…

«Quando si ha bisogno di una citazione o di una pagina speciale o di rivedere un testo, si va in biblioteca e con le macchine elettroniche si fa rapidamente la scelta e rapidamente si ascolta il libro. Il libro di carta non ha senso, chi potrebbe più usarlo?»

Lo smaltimento dei rifiuti è irrisolvibile «È un problema molto grave che non fa dormire gli scienziati. Si è pensato di sotterrare queste scorie, ma il pericolo dei terremoti resta tuttora presente. Si è pensato di diluirle nelle acque degli oceani, ma questo può provocare nel futuro una deformazione delle acque marine…».