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Cinema

Il saluto – recensione

Il nipote di Peter Norman dirige un documentario che racconta i durissimi anni ’60 dell’odio razziale negli USA fino ad arrivare alle Olimpiadi del ’68, quando il gesto di silenziosa protesta di due atleti afroamericani sul podio rivoluzionò ogni cosa. Chi è Peter Norman? È l’atleta bianco che condivise la protesta con loro. Questo film è dedicato a lui, perchè non venga dimenticato.

Australia Peter NormanTommie Smith and John Carlos of Team USA raise their fists for racial equality on the medal stand after winning the 200-meter gold during the 1968 Summer Olympics at Estadio Olimpico. Mexico City, Mexico 10/16/1968(Image # 1039 )

 

Una narrazione quasi favolistica, emozionante e precisa negli intenti quella di Matt Norman, che dirige un documentario ben fatto, dove le interviste accompagnano i video di archivio in un incastro perfetto.

Il 16 ottobre 1968, durante la premiazione della finale dei 200 metri piani maschili alle Olimpiadi di Città del Messico, salgono sul podio gli atleti afroamericani Tommie Smith e John Carlos – oro e bronzo – e con loro l’argento Peter Norman, australiano.  La segregazione razziale negli USA era ai limiti dell’umana concezione ma lo stesso stava avvenendo in Australia. Da giorni gli atleti afroamericani stavano discutendo sulla possibilità di utilizzare la visibilità mondiale dell’evento per dare vita ad atti di protesta pacifica e solo per la mancata unanimità avevano rinunciato a boicottare le gare.

Con una decisione maturata all’ultimo insieme allo stesso Norman, i due atleti neri Smith e Carlos, sul podio, sulle note dell’inno americano, chinano il capo e alzano al cielo il pugno guantato di nero, simbolo del Black Power, un gesto di libertà per rendere nota al mondo intero la lotta degli afroamericani per l’uguaglianza e i diritti civili.

La foto segnerà una intera epoca. Ma non erano soli: con loro, nella protesta, c’era anche il bianco Norman, che indossava una coccarda identica a quella che portano gli altri due atleti: quella dell’ Olympic Project for Human Rights, l’associazione promotrice della clamorosa protesta di Smith e Carlos. Un gesto di condivisione e solidarietà, dove non osa – con rispetto – imitare i colleghi ma intende esprimere la propria partecipazione con un atto di deciso schieramento politico. Questo gli costerà la carriera ed è il motivo per cui questo film va visto.

Il primo segnale che il documentario sarà godibile è data dalla durata delle scene. Mai eccessiva, abbastanza per compiacerci, con un dinamismo che ci tiene incollati. Mai didascalico, ma vivace e fortemente espressivo, questo documentario vuole essere un film e avvince e riesce nella missione di renderci consapevoli di tutto quanto faceva massa alle spalle di Peter Norman e di tutto quello che gli è gravato addosso dopo. Ciò, in tutto il tempo che seguì da quel giorno, non era mai stato pienamente espresso: come dimostra la storia, l’opinione pubblica si è concentrata su Smith e Carlos, benché tutti e tre gli atleti abbiano continuato a correre insieme per tutta la vita, nella loro attività di propaganda e sensibilizzazione. Il nipote di Norman, Matt, nel 2003, decide di parlare del “bianco sul podio”:

Nel 2003 incontrai mio zio Peter discutendo con lui sulla possibilità di realizzare un documentario
che facesse chiarezza su quanto successo e pulizia dei pettegolezzi e delle dicerie che avevano
accompagnato il suo gesto per oltre 35 anni. Per più di 30 anni ero stato costretto a spiegare che
Peter Norman era il bianco nella famosa foto. La maggior parte delle persone erano sorprese che
fosse ancora un cittadino australiano e non avevano alcuna idea di cosa avesse dovuto sopportare
per il sostegno dato ai due atleti afroamericani.

Questa corposa premessa occorre per dare il giusto carico emozionale a quello che si va a vedere in sala e per connotare del giusto peso ogni singola scena. Soprattutto, ci serve per dare un contesto a questo lavoro, che non vuole restare un documentario da paytv ma ha una missione ben chiara: diventare un film da rappresentare nelle scuole e nei cineforum.

Una nota finale: il film è davvero, caldamente, suggerito a tutti coloro che hanno un sogno e degli ideali, soprattutto nel lavoro. Come tutte le storie di sport è altamente motivazionale, ma qui vi è un racconto di umanità molto forte che dà un messaggio ben preciso: non abbandonare mai i propri principi. Mai essere indegni. Mettere i diritti umani sopra ogni cosa.

SCHEDA TECNICA

IL SALUTO (SALUTE)
Scritto e diretto da: Matt Norman
Con: Peter Norman, Tommie Smith e John Carlos
e: Steve Simmons, Cordner Nelson, Tony Charlton, Wyomia Tyus, j. Cleve Livingston, Bob
Steiner, Ray Weinberg, George Williams, Larry Questad, Payton Jordan, Paul Hoffman,
Willye White.
Prodotto da: Matt Norman e David Redman
Produttori esecutivi: Thomas Augsberger, Shana Levine e Dean Murphy
Produttore associato: Rebecca Norman
Montaggio: Jane Moran e John Leonard
Musica originale composta da: David Hirschfelder
Supervisore musicale: Peter Hoyland
Direttore della fotografia: Martin Smith
Sound design: Mike Slater e Scott Findlay
Supervisore effetti visivi: Ralph Moser
Ricerche d’archivio: Lisa Savage
Voce narrante edizione originale: Chris Kirby
Voce narrante edizione italiana: Alessandro Rossi
Prodotto da: Film Finance Corporation Australia, The Actors Café Film Production Company,
Instinct Entertainment, Film Finance Corporation Australia, in associazione con Instinct Eden
Rock International, Film Victoria e Instinct Distribution, The Actors Café in associazione con
Instinct Entertainment
Origine: Australia, 2008
Durata: 91’
Suono: Dolby Digital
Fotografia: B&N/Colore
Supporto: 35mm / DCP

Trailer:

Voto: 7