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Cinema

Le avventure di Wuba: il piccolo principe zucchino – recensione


È stato definito il ‘ fenomeno Wuba’ l’incredibile onda di persone attratta dalla presenza sul grande schermo di una nuova creatura partorita da Raman Hui, già conosciuto e amato per aver presentato Shrek al mondo.

Inizialmente si potrebbe pensare che il fenomeno Wuba faccia riferimento al record di incassi ottenuto dal mostriciattolo protagonista de ‘Il regno di Wuba’, alla sua distribuzione planetaria, al ritorno economico esponenziale, al numero di biglietti staccati per la visione di questo action fantasy nelle sale di tutto il mondo. Ma dopo aver trascorso 110 minuti a oscillare tra espressioni tanto di tenerezza quanto interrogative alla visione del sequel ‘Le avventure di Wuba – il piccolo principe zucchino’, ho realizzato che il fenomeno Wuba potrebbe far riferimento a molto più di questo.

Mentre attraversavo Corso Como, superando la scena di un gruppo di persone in cerchio chinate verso il basso dove giaceva un uomo probabilmente senza fissa dimora svenuto nel mezzo della strada a cui si chiedeva di spostarsi perchè una macchina impaziente potesse passare, ammetto che una certa dose di scetticismo mi accompagnava verso il cinema dove a quasi 26 anni sarei andata a vedere un film di animazione. Cosa avrei potuto trovarci in un ennesimo cartone animato pieno di mostriciattoli colorati?

La storia di Wuba è la storia dell’incontro e dello scontro di due mondi, quello dei mostri e quello degli umani, conflittuali al loro interno e con l’esterno, entrambi intenti a difendersi dalla diversità, dalla differenza, a combattersi, a segnare marcati confini invalicabili perchè così è più sicuro per tutti. Wuba è il protagonista anomalo di questa storia, principe del mondo dei mostri, partorito da un uomo, figlio-mostro adottivo di una particolare coppia di fatto che con un gioco di fantasia estremamente efficace ridicolizza stereotipi e ruoli di genere assegnando all’uomo il dolore del parto e alla donna il sudore del lavoro per mostrare nel corso della storia, che vedrà questi genitori non di sangue affrontare grandi peripezie per ricongiungersi al loro piccolo mostriciattolo, che dolore e sudore, tenerezza e durezza, cura e accudimento appartengono ad entrambi, perchè propri dell’essere umano in quanto sintesi individuale di maschile e femminile. È proprio nel mondo dei mostri che Wuba è in pericolo, mostri bramosi di potere lo cercano altri lo proteggono, gli umani lo temono e allo stesso tempo lo desiderano. Sembra essere una piccola entità che ha molto più del ravanello che del divino a riuscire a smuovere due mondi e centinaia di individui in una serie continua di lotte che lo vedono oggetto del desiderio finchè la trama sembra frammentarsi e ad ogni battaglia personaggi, che al passaggio da una all’altra cambiano forma, essenza, espressione e ruolo, bramano solo che Wuba gli appartenga, che nessun altro possa distruggerlo, e tu inizi a desiderarlo con loro.

Wuba non parla, l’unica parola che conosce è Wuba, ma non c’è nessuno con cui non riesca a comunicare.

Wuba non ha intenzionalità, né volontà. Wuba è un principe che non conosce il potere.

Wuba piange per la morte dei suoi nemici e le sue lacrime trasformano le persone.

È allora che ho compreso in cosa consistesse il fenomeno Wuba, quando ripercorrendo Corso Como a ritroso ho sentito la parola Wuba fuoriuscire dal microfono che amplificava nella strada la simpatica affermazione di esistenza al mondo di un venditore ambulante e poi dai suoni dolorosi emessi dalle labbra di un immigrato sordo-muto che con gli occhi, come Wuba, raccontava il suo amore in videochiamata ad una moglie lontana.

Wuba è l’innocenza intensamente preservata anche quando dimenticata, Wuba è creatore di ponti e abbattitore di difese, Wuba è la ricerca della rassicurante appartenenza che solo un amore genitore-figlio può dare e della necessaria separazione delle differenze che solo la tolleranza sa valorizzare. Wuba è la parte migliore di noi, ancora non sa parlare ma forse per questo non ha ancora perso la capacità di amare.

Probabilmente suggerirei ad Hui di accorciarne la durata e per un occidentale può risultare talvolta difficile abituarsi a certi tipi di dialoghi, movimenti e scene non appartenenti alla gestualità hollywoodiana però lo consiglierei a chiunque voglia ritrovare per una sera un po’ del suo Wuba nascosto.

Sara Nigro.

Scheda tecnica:

Regista: Raman Hui

Genere: Avventura, Fantasy

Anno: 2018

Paese: Cina

Durata: 110 min

Data di uscita: 12 marzo 2020

Distribuzione: Altre Storie Distribuzione

Attori: Tony Leung Chiu Wai, Baihe Bai, Boran Jing, Yuchun Li

Trailer:

Voto: 7