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“Men. Due uomini” di Stefano Labbia – recensione

Ho letto questo viaggio nelle ombre dell’animo umano tutto d’un fiato. L’ora era tarda e la tentazione di dividere la lettura in due momenti, confesso, intensa, era tanta ma non ho potuto lasciare andare le parole che scorrevano, come scorrono i pensieri e le emozioni dell’uman natura: veloci, inarrestabili, meravigliose e spietate.

Le diverse voci, sapientemente trascritte dall’autore nero su bianco, ci portano nel mondo dei fatti, ineluttabili, immodificabili e allo stesso tempo, dentro la mente umana, che porta con sé la luce della propria personale percezione e le note della follia, che aiuta a comprendere, ma non giustifica.

Un viaggio nella psiche umana, nella natura del suo essere vittima e del suo essere carnefice. Jung affermava che in ognuno di noi alberga una belva sanguinaria, in questo testo la vediamo contorcersi nel tentativo di nascondersi, ma le luci la inseguono fino a che la consapevolezza irrompe in scena e detta la sua legge di realtà.

Eppure non si emette giudizio, si legge, si entra nel tormento della vittima e del carnefice e ci si sente osservatori di un meta teatro che appartiene ad ognuno di noi, nelle diverse parti del nostro essere umani.

Ringrazio Stefano Labbia, autore dell’opera dal titolo “Men. Due uomini.” per avere dato vita a questo turbinio di umanità e di anime, che trasporta il lettore dalla luce all’ombra e ritorno, senza fiato, se non un respiro di sollievo di essere lo spettatore di questo profondo e feroce viaggio.

Claudia Cornali.