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Cinema

Alexander McQueen, Il genio della Moda – Recensione

In una sera come tante, in pieni anni Ottanta, due coniugi dell’East London si imbatterono in un annuncio pubblicitario che reclutava giovani per una nota sartoria inglese, così i due decisero di comunicarlo al loro sesto figlio Lee, amante dell’arte e della creatività, alla ricerca di un impiego.

Per gli amici Lee, per tutto il resto – e per sempre – Alexander McQueen.

Inizia così il docu-film diretto da Ian Bonhote e Peter Ettedgui dedicato alla grande personalità di McQueen, suddiviso in 5 capitoli che ricalcano i momenti più salienti della vita dello stilista, ognuno intitolato con una selezione dei suoi spettacoli più personali e iconici. Ciò che ne è venuto fuori è un appassionante mosaico composto da molteplici frammenti-testimonianze: non ci sono attori, tutto – e tutti – è stato ricostruito con le vere personalità grazie a cassette e video che lo stesso McQueen, giovane ragazzotto, amava fare, filmando tutto ciò che lo circondava, ma soprattutto, ispirava. Distribuito da Wanted, arriva infatti Alexander McQueen – Il genio della moda distribuito come film evento (dal 10 al 13 marzo) da I Wonder.

Nato a Londra il 17 marzo 1969 da una famiglia inglese appartenente al ceto operaio, Lee Alexander McQueen abbandona gli studi a soli 16 anni ber cercare fortuna, collaborando all’inizio in un prestigioso atelier londinese dove apprende il mestiere – e i suoi segreti – per poi dopo aver affinato la sua formazione presso altri lavoratori si ritrova a lavorare per Romeo Gigli a Milano.

Capitolo 1°: Jack Lo Squartatore insegue le sue vittime

Tornato nella città natale decide di frequentare un master di studi alla prestigiosa Central Saint Martins College of Art and Design, e come progetto finale McQueen presentò nel 1992 una sua collezione, la prima, intitolata e ispirata ai misfatti compiuti da Jack Lo Squartatore e dal terrore che egli incuteva alle sue vittime. Fu il suo bigliettino da visita quella prima sfilata. Stravolgendo noiosi abiti vittoriani in capi di abbigliamento oscuri, gotici e moderni, McQueen presentò il suo stile così visionario e i riferimenti e le ispirazioni concettuali che avrebbero partorito tutte le future collezioni.

Questa prima sfilata fu madre anche dell’amicizia neonata tra lo stilista e la stylist Isabella Blow, quest’ultima acquistò in toto la collezione ad un prezzo stracciato, e fu proprio lei ad essere la sua più grande fan e sostenitrice per tutta la vita.

2° Capitolo: Highland Rape – Lo stupro delle Highland

Voce del verbo “turbare”. Fu il 1995 quando McQueen presentò la collezione “Highland Rape” che affrontava la questione della storica oppressione degli scozzesi per mano dell’Inghilterra proponendo capi in tartan, tulle e pizzo volutamente strappati e macchiati simbolicamente di sangue scozzese. Ciò che sbalordì il pubblico fu che le modelle, diventando attrici in quella notte, avanzavano la passerella ricoperta di muschio e terra completamente sbarellando, come prese da uno stato di trance, come se ci fosse un fantasma a violentarle. La stampa lo accusò di misoginia, paragonando la donna ad un oggetto, accusa che tornò più e più volte contro Alexander McQueen. Ma tutto ciò che fece era dipingere la donna nel modo in cui la società vede ancora una donna e non nel modo in cui McQueen la intendesse.

Highland rape rimane una delle sue iconiche collezioni.

Capitolo 3°: Alla ricerca del Vello d’Oro

Nonostante il suo crescente successo restavano molte le sere in cui il giovane Lee si ritrovava a cenare nei fast food, ma, il nuovo anno – correva il 1996 – portò buone nuove. Alexander McQueen viene nominato direttore creativo di Givenchy. Ovviamente, accettò.

Nei minimi dettagli il documentario mostra tutto l’entusiasmo di questi giovani collaboratori e dello stesso Lee esplodere nell’aereo che li conduceva verso la capitale dell’haute couture: Parigi.

“Noi avevamo solo jeans decolorati ma tanta personalità”. Sono queste le parole del giovane McQueen, incredulo ancora per ciò che lo avrebbe atteso. Il suo bagaglio? La creatività.

Ebbe a disposizione Tutto per esprimere al meglio sè stesso e per sollevare – ancora di più – la casa di moda fondata da Hubert de Givenchy. Decise di sollevarla a tal punto da ispirarsi alle divinità dell’Olimpo: intitolando la sua prima collezione per Givenchy “Alla Ricerca del Vello d’Oro”. Modelle-eroine sfilavano in una passerella-teatro parigina tempestata di accorgimenti aurei. Ogni diva rappresentava una personalità dell’Olimpo e nel fare ciò McQueen, grazie all’uso di capigliature e copricapi – corna incluse – diede prova della sua creatività, ma non abbastanza per sorprendere i suoi spettatori. Furono anni pesanti quelli a Parigi, non si calava perfettamente in quell’atmosfera, lui era il ragazzo londinese sfacciato e controcorrente. Nel 2000 lasciò Parigi e la prestigiosa maison.

Capitolo 4°: Voss

Le bocche della stampa di spalancarono senza ombra di dubbio quando Alexander McQueen presentò la collezione “Voss” del 2001 in un’ennesima sfilata dai toni concettuali e ambigui. Presentata in un cubo di vetro, la passerella si ispirava agli ambienti di un manicomio. La musica intensificava l’aura destabilizzante. Mentre modelle spaesate camminavano, inciampando e andando avanti in modo caotico, c’era un senso di spavento, di vulnerabilità. Gli abiti, accompagnati da teste bendate, alludevano alla follia e alla schizofrenia.

E questo clima instabile si rispecchiò anche nella sua vita privata: McQueen iniziò ad assumere droghe e alcool, divenendo irascibile e fuori controllo. Si allontanò dai suoi amici. Arrivò a vendere più della metà del suo marchio all’azienda Gucci diventando molto ricco, sentendosi gratificato, perché era questo ciò che sempre desiderava. Tuttavia, questa scelta lo portò alla lite e alla separazione dalla sua amica-musa Isabella che, estromessa da ogni incarico, si ritirò in uno stato di profonda depressione. Di lì a poco si suicidò. Alexander distrutto dal dolore dedicò a lei una collezione – l’ultima.

Capitolo 5°: Plato’s Atlantis

Qualcosa era cambiato nell’aria, al capolinea mancavano sempre meno fermate, se non una.

Modelle o extraterrestri? Acconciature o teste mitologiche? Tessuti o squame di rettili?

Regista della sua stessa sfilata, McQueen manda in scena a Parigi ispirandosi al mondo marino sul finire del 2009 “Plato’s Atlantis”, una passerella a 4 corridoi. Le corsie? Due treni di telecamere separavano le quattro “carreggiate”. La peculiarità delle telecamere-robot poste al centro della passerella era quella di riprendere non lo show ma le reazioni degli ospiti e di proiettarle su grandi schermi.

Quando McQueen terminò di realizzare la collezione “Plato’s Atlantis” disse ai suoi collaboratori che sarebbe stata la sua ultima collezione e che poi l’avrebbe fatta finita.

Lo show fu un successo, McQueen era osannato da tutti e, all’apice del successo, venuto a sapere della perdita della madre amatissima cadde in una profonda depressione, e si ritirò in solitudine.

Il nuovo anno, oltre a portarsi via quello vecchio, portò via con sé lo stesso McQueen, suicidandosi nel suo appartamento. Era il 10 febbraio 2010.

Il mondo della moda perde – e piange – prematuramente l’ennesimo protagonista, creatore visionario e controverso. Un semplice ragazzo divenuto uomo troppo in fretta, pieno di creatività, di inventiva e voglia di sovvertire, ma soprattutto estremamente sensibile. Le morti delle due donne a lui più care lo resero vulnerabile, così, presentando la sua ultima collezione, decise di scomparire anch’egli, facendo emergere le fragilità di una vita, e soprattutto l’enorme dolore che solo chi ama, prova.

 

Margherita Pioli.

Scheda tecnica:

Genere: biopic, documentario

Titolo originale: McQueen

Paese/Anno: GB | 2018

Regia: Ian Bonhôte, Peter Ettedgui

Sceneggiatura: Peter Ettedgui

Fotografia: Will Pugh

Montaggio: Cinzia Baldessari

Interpreti: Bernard Arnault, Dana Thomas, Detmar Blow, Gary James McQueen, Janet McQueen, Jodie Kidd, Joseph Bennett, Kate Moss, Katy England, Magdalena Frackowiak, Michelle Olley

Colonna sonora: Michael Nyman

Produzione: Commondeer Films, Creativity Capital, Misfits Entertainment, Moving Pictures Media, Salon Pictures, The Electric Shadow Company, Time Based Arts

Distribuzione: I Wonder Pictures

Durata: 111′

Data di uscita: 10/03/2019

Trailer:

Voto: 8